È
compito arduo descrivere un paese con una sola immagine e in poche
parole, perché è soltanto guardandolo da vicino che si possono
apprezzare le bellezze e le magie che sono in esso custodite. Ma ci
proverò ugualmente racchiudendo tutto questo nell’ immagine di un
monumento che è diventato nei secoli il simbolo di Polla: il
Santuario Francescano di Sant’Antonio.
Qui
l’arte si sposa perfettamente con la storia e con la fede, e i
primi sentimenti che si provano di fronte ad esso sono stupore e
commozione. Costruito nel 1541, rappresenta il simbolo di questa
comunità perché al suo interno si collocano, a mio avviso, le sue
più grandi meraviglie.
Appena
varcata la porta della chiesa lo sguardo viene rapito immediatamente
dallo splendore e dalla rarità del soffitto, ricoperto da 40 tele
realizzate da Michele Ragolia nel 1663, che rappresentano alcune
scene tratte dall’Antico e Nuovo Testamento.
Continuando
a camminare ci rendiamo conto che gli occhi fanno fatica a mettere in
ordine ciò che vedono a causa della molteplicità delle bellezze che
li circondano, ma quasi subito possono riuscire a distinguere un
immagine: è un Crocifisso dalla potente carica emotiva, realizzato
in legno di ulivo da Frate Umile da Petralia nel 1636.
Una
storia avvolge questo Crocifisso, che sia vera o meno è ugualmente
forte la suggestione che in tutti questi anni ha portato con sé. Si
narra che questo frate prima di realizzare la sua opera, e per meglio
rappresentare le sofferenze di Cristo, abbia inferto su sé stesso le
pene e i dolori della Passione per poi scolpirli sul legno.
Infatti, l'espressività e le ferite sembrano reali e concrete.
Inoltre gli occhi morenti del Cristo si fissano su di noi e da
qualunque prospettiva lo si osservi sembra che ci ricambi,
comunicando con lo sguardo che, nonostante le diverse esperienze
della vita e le diverse strade che percorriamo, lui non smette di
camminare accanto a noi.
Ora ci
voltiamo e ci apprestiamo a salire i due gradini che ci conducono
all’altare, e quasi ci viene spontaneo accarezzare la pietra della
balaustra che prima divideva e segnava la distinzione netta tra clero
e fedeli. Gli occhi si posano immediatamente sull’altare variopinto
in scagliola, ma voltando di poco lo sguardo sulla nostra destra ci
troviamo di fronte ad un altro capolavoro: la statua di Sant’Antonio.
In
questa figura i cittadini pollesi hanno riversato per anni preghiere,
voti e grazie, lo hanno da sempre considerato il loro intercessore
presso Dio, dimostrando a tutti che quelle preghiere erano state
accettate. Tre anni fa, alla vigilia della sua festa ha voluto farci
dono delle sue lacrime, condividendo con noi le gioie, ma soprattutto
le pene della vita. Volutamente non varco la porticina che conduce al
coro e a tutto il resto del convento, augurandomi che ognuno di voi,
un giorno, lo faccia singolarmente stuzzicando così la vostra
curiosità.
A
cura di Chiara Del Bagno
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