lunedì 24 novembre 2014

Il Santuario Francescano di Sant'Antonio a Polla, un itinerario di arte, storia e fede




È compito arduo descrivere un paese con una sola immagine e in poche parole, perché è soltanto guardandolo da vicino che si possono apprezzare le bellezze e le magie che sono in esso custodite. Ma ci proverò ugualmente racchiudendo tutto questo nell’ immagine di un monumento che è diventato nei secoli il simbolo di Polla: il Santuario Francescano di Sant’Antonio.


Qui l’arte si sposa perfettamente con la storia e con la fede, e i primi sentimenti che si provano di fronte ad esso sono stupore e commozione. Costruito nel 1541, rappresenta il simbolo di questa comunità perché al suo interno si collocano, a mio avviso, le sue più grandi meraviglie.

Appena varcata la porta della chiesa lo sguardo viene rapito immediatamente dallo splendore e dalla rarità del soffitto, ricoperto da 40 tele realizzate da Michele Ragolia nel 1663, che rappresentano alcune scene tratte dall’Antico e Nuovo Testamento.

Continuando a camminare ci rendiamo conto che gli occhi fanno fatica a mettere in ordine ciò che vedono a causa della molteplicità delle bellezze che li circondano, ma quasi subito possono riuscire a distinguere un immagine: è un Crocifisso dalla potente carica emotiva, realizzato in legno di ulivo da Frate Umile da Petralia nel 1636.

Una storia avvolge questo Crocifisso, che sia vera o meno è ugualmente forte la suggestione che in tutti questi anni ha portato con sé. Si narra che questo frate prima di realizzare la sua opera, e per meglio rappresentare le sofferenze di Cristo, abbia inferto su sé stesso le pene e i dolori della Passione per poi scolpirli sul legno. Infatti, l'espressività e le ferite sembrano reali e concrete.

Inoltre gli occhi morenti del Cristo si fissano su di noi e da qualunque prospettiva lo si osservi sembra che ci ricambi, comunicando con lo sguardo che, nonostante le diverse esperienze della vita e le diverse strade che percorriamo, lui non smette di camminare accanto a noi.

Ora ci voltiamo e ci apprestiamo a salire i due gradini che ci conducono all’altare, e quasi ci viene spontaneo accarezzare la pietra della balaustra che prima divideva e segnava la distinzione netta tra clero e fedeli. Gli occhi si posano immediatamente sull’altare variopinto in scagliola, ma voltando di poco lo sguardo sulla nostra destra ci troviamo di fronte ad un altro capolavoro: la statua di Sant’Antonio.

In questa figura i cittadini pollesi hanno riversato per anni preghiere, voti e grazie, lo hanno da sempre considerato il loro intercessore presso Dio, dimostrando a tutti che quelle preghiere erano state accettate. Tre anni fa, alla vigilia della sua festa ha voluto farci dono delle sue lacrime, condividendo con noi le gioie, ma soprattutto le pene della vita. Volutamente non varco la porticina che conduce al coro e a tutto il resto del convento, augurandomi che ognuno di voi, un giorno, lo faccia singolarmente stuzzicando così la vostra curiosità.


A cura di Chiara Del Bagno

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